Il “Barone Olandese” era un uomo ricchissimo che amava sperperare al gioco le sue fortune per il puro piacere di trovarsi al centro dell’attenzione, di essere blandito, corteggiato dagli “squali” di turno. Quando arrivò a Bath, rinomato centro balneare del sud dell ‘Inghilterra, fu introdotto nel più esclusivo circolo cittadino da un amico londinese che aveva conosciuto ad Amburgo. La sua fama di grande perdente al gioco (al biliardo, in particolare) l’aveva preceduto e infatti quella sera il “Barone Olandese” ebbe il piacere di esibirsi davanti ad un pubblico di “intenditori” che volevano rendersi conto delle sue qualità di giocatore e soprattutto della sua vocazione di “ufficiale pagatore”. Le attese non andarono deluse perchè il nobiluomo lasciò sul tappeto verde, circa 150 sterline. Si ritirò a tarda ora, non senza aver promesso che sarebbe tornato l’indomani. Tutti a chiedersi, naturalmente, chi fosse mai questo personaggio eccentrico, dispensatore di fortune al biliardo. L’amico confermò trattarsi di un nobile che era emigrato dall’Olanda portando con se un’immensa fortuna. Purtroppo non sapeva gestirla. La caccia al pollo poteva dirsi ufficialmente aperta. “Little P.”, uno dei più temuti giocatori a soldi della zona, pensò bene di antici pare la concorrenza proponendosi come primo sfidante. Chiese all’amico di usare la sua influenza per convincere il Barone a giocare con lui. L’amico riferì. Il Barone arrivò. L’incontro ebbe inizio. “Little P.”, preoccupato di nascondere la sua vera forza all’avversario, giocava sotto tono all’inizio di ogni partita, per poi premere sull’ acceleratore in modo da agguantare il rivale in prossimità del filo di lana. Stranamente, però, nelle battute conclusive il gioco non andava come da copione. Il più delle volte era il Barone a piazzare la stoccata decisiva. Una volta un colpo di fortuna, un’altra una chiusura mozzafiato, “Little P.” non sapeva più a che santo votarsi. Ormai era sotto di parecchie partite e perdeva più di 100 sterline. Ma quello che l’angustiava maggiormente era non poter utilizzare la sua forza reale, altrimenti “il pollo” avrebbe capito la manovra e in futuro si sarebbe ben guardato dal giocare ancora con lui. L’incontro era diventato una sfida a chi giocava peggio nelle fasi interlocutorie e a chi senza dare nell’occhio, giocava meglio nei momenti importanti. Alla fine, comunque, fu il Barone a prevalere. Il nobiluomo olandese lasciò capire che avrebbe giocato con chiunque, a condizione che la posta in palio fosse interessante: minimo 100 sterline a partita. Dai professionisti, però, voleva 3 punti di vantaggio ai 24. Si presentarono tutti. Furono partite infuocate giocate con alterna fortuna. Il “Barone” vinceva e perdeva, ma quando le scommesse salivano invariabilmente passava all’incasso. I professionisti ad un certo punto si rifiutarono di dargli vantaggio. Sportivamente il Barone accordò loro la chance di recuperare le ingenti somme che avevano perso. Avrebbe giocato “alla pari” con tutti, chiedendo come unica contropartita il raddoppio della posta: minimo 200 sterline a partita. Lasciò letteralmente tutti a bocca aperta quando disse che avrebbe anche tenuto banco, accettando qualsiasi puntata sull’esito dei suoi incontri. “L ‘uomo si è montato la testa. Vedrete che gli’ squali’ gli vuoteranno presto le tasche”. Questo il commento degli esperti, ma le cose non andarono così. Il “Barone Olandese” continuò a vincere e alla fine fu lui a dare tre punti di vantaggio ai professionisti, riuscendo ancora a spuntarla. Ormai non aveva più niente da nascondere. La stecca nelle sue mani era diventata una bacchetta magica al cui richiamo le bilie rispondevano docilmente. Sul biliardo non c’era tiro che non fosse alla sua portata. Quando finalmente avversari e scommettitori decisero che ne avevano abbastanza, il Barone aveva vinto qualcosa come 10.000 sterline. Ne fece un rotolo e partì immediatamente per un nuovo raid: destinazione Londra. Ma la fama delle sue imprese viaggiava ormai veloce come il vento e lo raggiunse presto. Non prima, comunque, che egli fosse riuscito a ripulire le tasche di molti dei più conosciuti gentleman della stecca.
La vittima designata viene indirizzata verso la sala biliardo per la celebrazione del “rito sacrificale”. Attenzione, però, che la vittima a volte si finge tale. In realtà fa il doppio gioco per far cadere il baro nella trappola da lui stesso preparata. Da baro a pollo: la strada può essere sorprendentemente breve