Il biliardo, gioco ricco di fascino e sicuramente antico, ha origini incerte e gli storiografi che si sono cimentati nel rintracciarle non sono giunti a conclusioni univoche.
Una prima ipotesi lega l’origine del biliardo ai cavalieri templari (1128-1308), che al ritorno dalle Crociate avrebbero proposto un gioco di palla e mazza, visto praticare in Arabia, dove sarebbe stato introdotto da viaggiatori provenienti dalla Cina. Si può verosimilmente supporre che il biliardo sia la trasformazione di un passatempo all’aperto (pallamaglio) praticato su un campo erboso. Alcuni ponticelli delimitavano il percorso che seguiva la bilia colpita con un bastone. Trasferito nel periodo invernale in luoghi chiusi, venne delimitato da assi in legno ricoperto dal panno verde, per richiamare l’idea dell’erba, e si perfezionò via via fino ad arrivare al supporto del tavolo e alla trasformazione del bastone, non più ricurvo ma diritto, per colpire le bilie con la punta.
Il successore Carlo VI di Francia, nel corso della festa data in occasione del matrimonio di una dama della regina Isabella, il 28 gennaio 1393, sancì ufficialmente l’ingresso del biliardo a corte. Da quel momento il biliardo si diffuse in tutta Europa, trovando spazio sia nei grandi saloni della nobiltà sia nelle locande e ovunque vi fosse l’opportunità di creare luoghi di ritrovo. Il gioco divenne così popolare da essere oggetto di sfide memorabili che coinvolgevano tutti, dagli imperatori ai malavitosi.
Sempre in Francia, nel 1469 il re Luigi XI commissionò per il figlio un tavolo da biliardo da collocare nel salone dei divertimenti. L’adozione del biliardo sul tavolo rialzato non fu immediata. La Francia iniziò nel 1492, l’Italia con Mantova, Firenze e Napoli lo conobbe nei primi anni del Cinquecento, mentre in Spagna giunse a distanza di un decennio. In Austria e nei Paesi Bassi era conosciuto fin dal 1470, nello stesso periodo in cui arrivò in Grecia, nell’Impero Ottomano e nel vasto territorio russo. Nel 17° secolo è attestato in Germania; in Inghilterra, dopo una fase iniziale abbastanza difficile, a partire dal Seicento ebbe una vera e propria esplosione, coinvolgendo tutto il territorio britannico. Solo nella seconda metà del Settecento si diffuse nei paesi del Nord Europa (Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia).
Quanto fosse inserito il gioco nell’alta società lo documentano episodi storicamente provati che coinvolgono re e regine, dignitari di corte e addirittura pontefici. La dinastia dei Valois, che regnò in Francia nel Cinquecento, ebbe in Francesco I un appassionato del biliardo.
Agli inizi del Seicento nella capitale francese venne istituita l’Accademia del biliardo. Successivamente il cardinale de Richelieu, fondatore dell’Accademia reale, ai futuri moschettieri del re impose per l’ammissione anche la buona conoscenza del biliardo. Il 3 febbraio 1642 divenne operativa l’importante innovazione che permetteva la vendita di “lampade a forma di candela capaci di illuminare il biliardo”, alimentate a olio in modica quantità.
Nel 1538, i sudditi spagnoli Hernando de Soto e Ponce de Léon, partendo sulla rotta di Cristoforo Colombo per il Nuovo Mondo, ottennero di imbarcare sulle loro navi alcuni tavoli da biliardo, diventati assai di moda, per giocare durante il viaggio. I due navigatori ispani furono i primi a portare in America il biliardo che ebbe una fortissima espansione a partire dal 1623 con la grande emigrazione dai Paesi Bassi. Il biliardo entrò sia nell’alta società sia nei locali di intrattenimento, tanto da inquadrarsi tra i giochi ufficiali, obbligando gli esercenti a pagare una forte quota per ottenere la licenza. Più avanti, nella prima metà del Seicento, gli olandesi installarono numerosi biliardi nelle isole di Giava e Sumatra, dove ancora oggi si possono trovare antichi tavoli europei.
Attraverso queste varie vicende il biliardo divenne conosciuto in tutto il mondo, seppure distinto in specialità con caratteristiche tecniche e di gioco assai diverse.